Per tutta la giornata di ieri e questa mattina, il sito di Repubblica ha ripreso un look molto primi anni ’90, sembrava di essere tornati a Mosaic, se non fosse che mancava lo sfondo grigio. A occhio e croce, qualcosa nel foglio stile non funzionava, magari per un qualche problema con Javascript. Leggi il seguito di questo post »
Sviste (?)
Posted by Walter su giovedì, 26 agosto 2010
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Tu chiamalo se vuoi libero mercato
Posted by Walter su martedì, 6 luglio 2010
Tre del pomeriggio, 32°C, bar del centro.
Lattina di chinotto? No, solo in bottiglietta. Lattina di aranciata amara? No, solo bottiglietta. (Peccato che se hai sete una bottiglietta da 18cc sono due sorsi.) Chinotto alla spina manco a parlarne, sono cose da marziani.
Leggero turbamento. Riformulo la domanda:
D: CHE COSA @!$%# AVETE IN LATTINA?
R: Coca, Cocalight, Cocazero, Cocacherry, Cocadeca, e naturalmente Fanta e Sprite.
Ossia: posso avere qualsiasi bibita io voglia, purché prodotta dalla The Coca-Cola Company. E non in un bar. Finora ne ho girati sei, stessa storia.
Siamo sicuri che non ci sia un mercato per il chinotto in lattina o alla spina?
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Specchiarsi negli occhi degli altri
Posted by Walter su venerdì, 30 aprile 2010
Qualche sera fa ero alla proiezione de “Giallo a Milano”, uno splendido documentario di Sergio Basso.
Come sempre succede, un film che parla di “altri” è soprattutto un modo per capire qualcosa di sé. C’è stato un episodio del film che mi ha fatto gelare il sangue per la crudezza con cui dice a noi italiani cosa è diventato il nostro Paese.
Ho dovuto sincerarmi con il regista che la battuta fosse genuina, e non frutto degli autori. Siccome genuina lo è, la riporto.
Scena: marito e moglie, operai, a letto discutono se convenga tornare in Cina. Sono in Italia da molti anni, il figlio lo stanno crescendo i nonni laggiù. Il marito sarebbe per rientrare. La moglie obietta:
Vedi, ormai la Cina è più avanzata. Per stare là, devi avere una bella testa. Qui, lavoriamo sodo, ed è abbastanza.
In una frase c’è tutta l’Italia; c’è il suo disprezzo dell’intelligenza, un Paese in cui il solo valore è il successo economico a prescindere.
Un Paese che trasuda l’orgoglio di essere ignoranti come scelta di vita, ma dove se hai una laurea e magari parli le lingue devi dirlo un po’ scusandoti, non sia mai che qualcuno si senta offeso. Se poi non solo hai una competenza ma pretendi di mettere in discussione lo statu quo sei automaticamente un sospetto, un rompicoglioni, uno che non sta al suo posto. Il tuo posto c’è già, qualcuno lo ha deciso per te, secondo da dove vieni e soprattutto chi conosci.
Ecco, in Italia devi saper stare al tuo posto, piegare la schiena e sorridere in attesa di qualche benevolente favore. Forse è per questo che non mi sento al mio posto.
Grazie a Sergio Basso e a Shi Yang, il protagonista.
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Come fare business networking offline 2: il partecipante
Posted by Walter su venerdì, 23 aprile 2010
Quando partecipi a un incontro di business networking non hai meno responsabilità e rischi di chi organizza l’incontro.
A questi incontri non vai per “trovare nuovi amici” o per passare una serata in compagnia, anche se entrambe le cose sono possibili (e graditi) effetti collaterali: questi incontri ti servono a generare opportunità professionali, (dette anche “di business” se vuoi un’immagine da Vero Uomo d’Affari). Detto in altri termini, è lavoro, non svago.
Quindi, affonta gli eventi di business networking come faresti con qualsiasi altro impegno di lavoro: preparazione, serietà e correttezza professionale.
Queste sono le regole Vannine per dimostrare che partecipi all’evento portando serietà e professionalità e distinguerti da chi non sapeva come altrimenti passare la serata.
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Nostalgia del futuro
Posted by Walter su mercoledì, 24 febbraio 2010
Grande Bors. Si fa fatica a dire che il tanto decantato modello di business non sia proprio questo…
Sono il solo a pensare che quello che passa per l’apice del “social networking” oggi sia una cosina poverina?
Dai, possiamo fare di molto meglio di così: possiamo avere una socialità in rete degna di questo nome, anche se magari i siti non faranno tutti quei soldi con gli sponsor e le quotazioni in borsa.
Ooops! E se fosse quello il problema? 😉
La mia personalissima linea dell’evoluzione:
- Web 1.0: dei tizi fanno un sito e fanno un sacco di soldi vendendo pubblicità.
- Web 2.0: dei tizi fanno un sito “per comunità” e fanno un sacco di soldi vendendo pubblicità e usando gratuitamente gli utenti come agenti.
- …passa qualche tempo…
- Web X.0: comunità online generano ricchezza per i loro partecipanti.
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Cos’è l’infografica
Posted by Walter su mercoledì, 17 febbraio 2010
Da vecchio appassionato di Tufte, ci sono ancora volte che si rimane senza parole
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Quel che penso di Magic Italy: prequel
Posted by Walter su venerdì, 12 giugno 2009
Datemi il tempo di smettere di vomitare e di mangiarmi una tavoletta di cioccolata.
Poi sarò in grado di esprimermi in modo civile.
(E, naturalmente, lasciatemi fare la riunione che inizia fra poco. Ci sentiamo presto.)

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Viva l’Italia
Posted by Walter su martedì, 2 giugno 2009
Oggi 2 giugno 2009 ero in Piazza del Popolo a Pesaro, proprio all’inizio della cerimonia per il 2 giugno.
Di solito piango a questo genere di cerimonie, perché il solo pensiero di cosa ha dovuto passare questo Paese e di come si è ridotto mi fa venire i goccioloni. Voglio dire che non si può conoscere anche poco della Grande Guerra , o la storia della Divisione Acqui e poi ritrovarsi oggi a sentirsi dire di essere guidati da un “buffone sciovinista” senza poter nemmeno controbattere.
Anche così, credevo ci fossero dei limiti di decenza che non sarebbero stati superati. Un minimo di senso della forma da parte di chi rappresenta le istituzioni. Mi sbagliavo.
Oggi ho assistito alla più desolante, patetica, vergognosa cerimonia del 2 giugno che mi sia capitato vedere.
Si può anche sopportare un governo di miserabili.
Si può anche sopportare di vivere in un Paese che ha perso ogni dignità.
Si può perfino sopportare il peggior inno della Terra, perché l’inno, come i genitori, uno non se lo sceglie.
Ma almeno il giorno della Festa della Repubblica, diobono, un minimo di senso della decenza. O anche niente, uno non è obbligato a fare una celebrazione se non gli va.
(semi-) Alti ufficiali (nel senso che tutt’al più qualche colonnello) che camminano avanti e indietro per la piazza d’armi come cazzo gli viene, tanto i reparti non sono ancora schierati, che sarà mai.
Un drappello interforze che arriva marciando con la bandiera come nemmeno i bambini dell’asilo (ragazzi, ve lo hanno mai spiegato cosa significa stare al passo?)
I vari reparti che arrivano da qui e da là, mentre quelli di prima spiegano la bandiera (quando qualcuno maneggia la bandiera si sta fermi, e che cazzo).
Non contento, il drappello interforze riesce perfino a far staccare la bandiera durante l’alzabandiera.
Infine, ma è una sintesi, i vari reparti che chiudono l’Inno di Mameli con un sonoro “Ué!!!”, che manco allo stadio.
No, non è finita. Dovevate vedere il picchetto d’onore interforze.
Se non ho sbagliato a contare erano Esercito, Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Guardia Costiera, Polizia Municipale; uno spettacolo: uno alto, uno basso, uno largo (assai), uno stretto, uno dritto, uno storto, e tutti che sembravano caduti dal cielo dentro la divisa e con l’arma in mano; al confronto l’Armata Brancaleone era uno spettacolo di marzialità. Giuro che nemmeno una filodrammatica scalcagnata avrebbe dato uno spettacolo così pietoso di sé e della divisa.
Vivi complimenti ai locali Comandanti di Esercito, Carabinieri, Polizia, Guardia Costiera, Guardia di Finanza, Polizia Municipale; piangere di amarezza ci può anche stare, ma lacrimare di vergogna mi mancava.

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